mercoledì 17 settembre 2014

Tap Dance's Story



Il tip tap è una parola onomatopeica e significa riprodurre il suono della battuta 
 ritmicamente sul pavimento. Più precisamente è un'azione di percussione effettuata su un pavimento adatto (parquet, linoleum, ecc...) alternativamente col tacco e la punta delle scarpe.
 
Questi balli basati sul suono delle scarpe (podo-percussione), esistevano fin dal diciannovesimo secolo, ma pare che la loro patria sia l’Irlanda, dove si ballava la famosa “giga”(clog dance), gia alla fine del 1500, che in seguito diventò danza di corte. La clog dance la ballavano i contadini nelle ricorrenze più importanti uno per volta dentro ad un cerchio di persone, in modo particolare, ovvero stando fermi con le braccia e usando soltanto i piedi con degli zoccoli che venivano battuti sul pavimento ad alta velocità sui ritmi del “reel” e della “giga”. Poi divenne
un ballo di coppia e quindi si aggiunsero anche i movimenti delle braccia. Da questo ballo è
nato il tip tap.
Si dice ci siano due scuole di pensiero e la prima, forse la più credibile, è quella
la quale dice che gli Irlandesi emigrarono negli USA e portarono con loro questo ballo nuovo
per gli americani, per non perdere le tradizioni. Subito alcuni musicisti e danzatori negri furono incuriositi ed insieme agli Irlandesi più preparati, ne ricavarono una nuova danza chiamata “Tap Dance”. Sottoposta a varie prove, riuscirono a perfezionarla sia sui ritmi in musica che senza, ed arrivarono quindi a creare delle particolari scarpe con dei rinforzi metallici sui tacchi
e sulle punte, oggi chiamate le “claquettes”. La tap dance si cominciò a conoscere quando un impresario negro agli inizi del 1900 cominciò a produrre spettacoli basati su questo ballo, poi con le sempre più numerose esibizioni nei locali e nei teatri, arrivò anche nei film Hollywoodiani verso gli anni ’40 e ’50 diventando un ballo di moda, grazie a ballerini molto bravi, tra cui possiamo ricordare Fred Astaire e Ginger Rogers, Gene Kelly e tanti altri meno noti ma altrettanto bravi.
Cliccando "Tap Dance" su qualsiasi motore di ricerca sul web, potete ammirare tutti i video che riguardano i grandi nomi, e non solo!!! La tap dance fu portata nel nostro paese col nome italianizzato di TIP TAP.
 
In Italia, purtroppo, questo tipo di danza non rientra nella nostra cultura, quindi spesso si ha l'errata convinzione che sia solo un momento di grande spettacolo. In realtà, molti sono gli stili che nell'arco degli anni hanno preso vita, frutto di migliaia di contaminazioni, però il più classico, ovvero quello Hollywoodiano o appartenente alla sfera Swing, rimane e rimarrà sempre quello più divertente, gioioso e di facile socializzazione (cosiddetta social dance),
pur non essendo di base un ballo di coppia. Proprio per questo motivo si può tranquillamente andare a ballare con le scarpette da Tap in qualsiasi serata a base di swing e di tanto divertimento!!!

martedì 16 settembre 2014

Musical: tre forme d’arte in una

Musical e Recital
Due parole, due modi differenti di vivere il palcoscenico. Due parole che
fuse insieme hanno battezzato quel genere assolutamente “americano” in cui
canzoni,
recitazione e danza
formano un solo grande, spesso maestoso, show. In Italia la
“Commedia Musicale”,
quella che ha avuto in Garinei e Giovannini i più prolifici e
fortunati autori, è il genere più simile al Musical. Alcuni sostengono che la vera “madre” del
Musical sia invece l’Opera, ma le sue
origini “troppo colte”
allontanano questa ipotesi. Il
primo musical risale a metà circa del 19° secolo. Ma più che di una scelta messa in atto
per creare qualcosa di nuovo,
“The Black Crook”
(questo era il titolo del musical) sembra
essere andato in scena in questo modo per necessità ben diverse. Sembra infatti che
l’idea di unire canto, ballo e recitazione sia dipesa dal fatto che la compagnia di ballo e
canto fosse
rimasta senza un teatro
, mentre quella di recitazione si trovasse ad
affrontare
costi di produzione decisamente più alti di quelli preventivati
. Di
conseguenza fu utile per entrambi
unire le forze.
Nel Musical ogni parte artistica (canzoni, ballo e recitazione) concorre
in egual misura
allo sviluppo e allo svolgimento della storia. La trama si segue senza difficoltà, e di solito è
tratta da
vicende assolutamente popolari
, in cui il pubblico è sempre riuscito a ritrovarsi.
Questo aspetto non è assolutamente marginale per la diffusione del genere. Negli anni
della grande depressione (1929) il Musical venne incentivato dallo stato americano per
portare
momenti di svago
alla popolazione estenuata dalla crisi. Storie divertenti, belle ed
orecchiabili canzoni, balli acrobatici,
il lieto fine garantito
,
la vittoria certa del bene sul
male
, rappresentavano, seppur attraverso una finzione, la speranza che
il sogno
americano
fosse ancora vivo. Una funzione psico-sociale di grande importanza..
Se Hollywood è la culla del cinema americano,
Broadway
lo è dei Musical. È da questa
strada di New York che si sono diffuse in tutto il mondo le più importanti opere di questo
genere.
Il primo Musical di un certo valore di cui si ha notizia fu
Il cantante di jazz
di Alan
Crosland, apparso nel 1927 con il marchio distintivo della Warner Bros. La casa di
produzione aveva lanciato, l’anno precedente, un film-opera, il
Don Juan
sempre con la
regia di Alan Crosland, in cui per la prima volta nella storia del cinema veniva sperimentato
il sonoro. L’operazione fu fallimentare, e la famosa major rischiò la bancarotta, quando il
successo del
Cantante di jazz
le permise di risollevarsi una volta per tutte. La storia, in
parte un’autobiografia dell’attore Al Jolson è molto simile a tutte quelle che
caratterizzeranno il Musical degli anni successivi, con la differenza che in questo caso
l’ostacolo verso una carriera
di sicuro successo per Jackie, il protagonista, era costituito
dal padre, un ebreo russo emigrato negli Stati Uniti e cantore in una sinagoga, che voleva
fare del ragazzo il
suo successore nei canti liturgici
.
L’happy end
, con la
riconciliazione di Jackie con il padre e il raggiungimento della fama e della popolarità, già
evidenziavano la direttiva verso la quale il musical si sarebbe mosso anche in seguito,
così come l’ambientazione (nel dietro le quinte di Broadway) avrebbe caratterizzato tutta la
produzione successiva.
Il musical deve molto della sua fama soprattutto alle sue
trasposizioni cinematografiche
.
È attraverso questo mezzo che arrivarono a noi i primi grandi musical e i loro
indimenticabili protagonisti. Una delle coppie di attori più importanti fu sicuramente quella
formata da
Fred Astaire e Ginger Rogers
, che, con i loro
strabilianti tip tap
, fecero
strabuzzare gli occhi a tutto il mondo. Negli anni ’40 il musical vive un momento di crisi
dovuto all’entrata in guerra degli Stati Uniti, ma soprattutto ad una
fase di stallo del
genere
, in cui i vecchi modelli (ed i vecchi eroi) su cui si basava il Musical, sembravano
fermi, stanchi,
incapaci di portare quella ventata di novità
, di ridare e ritrovare forza per
ritornare ad entusiasmare il pubblico. Negli anni ’50 fu la volta di due altri indimenticabili
protagonisti del Musical americano:
Gene Kelly e Stanley Donen
. Gene Kelly divenne
famoso per il suo modo di ballare molto più
“atletico”
rispetto a quello di Fred Astaire.
Ancora oggi, nonostante la danza si sia evoluta in maniera strabiliante, rivedere i suoi
numeri desta ancora emozione ed entusiasmo. Il più celebre Musical interpretato da Kelly
(che probabilmente è anche uno dei Musical più celebri in assoluto) è
“Cantando sotto la
pioggia”
con l’omonima e celeberrima canzone
“Singin’ in the rain”.
Sempre negli anni
’50 (esattamente nel 1954) venne messo in scena un altro Musical di grandissimo
successo:
“Sette spose per sette fratelli”
. La storia narra di s
ette fratelli che vivono in
una casa solitaria tra i monti: essendo rimasti orfani, sentono dolorosamente la mancanza
di una donna che si occupi della casa. Adamo, il maggiore dei fratelli, conosce Milly e la
sposa. Ma Adamo non ha detto a Milly che nella casa tra i monti ci sono altri sei omaccioni
a cui badare... Oscar come "Migliore colonna sonora". Negli anni ’60 fu la volta di
“West
Side Story”
, moderna rivisitazione di Giulietta e Romeo, con le musiche meravigliose
scritte e orchestrate dall’indimenticabile Leonard Bernstain. Da ricordare nello stesso
periodo anche 
“Mary Poppins”
e
“My fair lady”.
Ma il “Musical” è un genere che è sempre andato di pari passo di con i tempi. Così gli anni
’70 vedono la pubblicazioni di
“Hair”
(epopea hippie con canzoni meravigliose come
“Acquarius”),
“Jesus Christ Superstar”
, e
“Grease”
(portata sugli schermi dalla coppia
Travolta-Newton John). Gli anni ’80 nascono la straordinaria
“Cats”,
che annovera fra le
sue canzoni “Memory” e che detiene il record di spettatori (oltre 50 milioni),
“Saranno
Famosi”
e
“A Chorus line”
. Dopo quasi un decennio di silenzio, nel 2001 il ritorno sul
grande schermo del musical fu portato da
“Moulin Rouge”
con l’affascinante e molto
brava anche nel canto Nicole Kidman. In fine negli ultimi anni il musical per teen
agers :“
High School Musical”,
giunto già al suo terzo episodio.
In Italia il Musical venne riportato in auge da
Riccardo Cocciante e Pasquale Panella
con l’ormai conosciutissimo
“Gobbo di Notre Dame”.
Il successo inaspettato e senza
precedenti ha innescato la nascita di tantissimi nuovi musical fra i quali
“Peter Pan”

“Pinocchio”
(con musiche dei Pooh), “
Robin Hood
”,
“Scugnizzi”
musicato da Claudio
Mattone, e, ancora dall’accoppiata Cocciante Panella
, con “Giulietta e Romeo”.
C’è da dire che, a differenza di quello che succede negli Stati Uniti, sembra che il musical
italiano venga vissuto dagli interpreti come una sorta di
ripiego
: ovvero, se non si riesce
ad intraprendere una carriera solista di successo si passa a fare i musical. A guardare i
cast infatti si nota che moltissimi ragazzi usciti da gare canore televisive (Amici in primis)
sono approdati a questo genere di spettacolo. Negli Stati Uniti il musical invece non è visto
come una “seconda scelta”, ma un genere artistico alla stregua di tutti gli altri.
A prescindere dal fatto che qualsiasi forma di spettacolo musicale, se fatta bene, è
importante, sono convintissimo che il musical rappresenti
una forma molto alta di
spettacolo
, e una grandissima scuola di formazione, una sorta di “triathlon” dello
spettacolo. Prima di tutto per l’inevitabile e fondamentale contatto con il pubblico, in
secondo luogo perché, essendo un crocevia di forme di arte diverse, permette lo
sviluppo
totale dell’artista
. Si è costretti ad imparare l’interpretazione di un brano, si è costretti a
diventare un po’ anche attori.
Sarebbe importante e bello se questo genere di spettacolo fosse inserito in un progetto
didattico sin dalle scuole medie.
Un modo concreto e divertente
per avvicinare i ragazzi
alla musica vissuta in modo attivo. Cosa di cui il nostro paese
ha un bisogno atavico.